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Il 27 di questo mese, le scuole del milanese occuperanno l'Ufficio Scolastico Provinciale. Quest'anno (scolastico) ha visto l'esplosione di un movimento enorme a difesa della scuola pubblica contro i tagli e i progetti gelminiani. L'autunno è stato attraversato da manifestazioni grandissime: chi vive la scuola, docenti, ata, studenti, genitori si è sollevato contro un attacco senza precedenti. Volevano azzerare il tempo pieno, imporre il maestro unico, tagliare, tagliare, e far quadrare il bilancio del governo e dei banchieri, facendo saltare quello dell'istruzione. Dicevano che "la gente" stava con loro. Poi "la gente" ha scelto, in tutta Italia, in massa, il tempo pieno, riducendo la scelta del maestro unico a percentuali ridicole. Nella sola provincia di Milano abbiamo raccolto 28.000 firme che chiedevano il tempo pieno così com'è, con le due maestre e le compresenze. Il velo ideologico con cui si ricopriva l'azione ministeriale è caduto, ma loro sono andati avanti lo stesso mostrando la vera faccia finanziaria dell'operazione. Raccontavano che il tempo pieno sarebbe aumentato, che nulla sarebbe stato tolto, che sarebbero stati eliminati solo gli sprechi. Ma ora sono usciti i numeri: solo nella provincia di Milano -470 maestre/i, -400 docenti nelle superiori, -790 ata, -900 docenti alle medie e aumento generalizzato del numero di allievi per classe. Non ci consola sapere che da altre parti hanno tagliato di più: i posti in meno nella nostra provincia permettono comunque una prima disarticolazione del tempo pieno, affollano le classi, peggiorano la didattica, instillano un senso di impotenza e di sconfitta, e creano così le condizioni, il prossimo anno e quello dopo, di produrre gli ulteriori devastanti tagli che già sono previsti. C'è stanchezza nelle nostre fila, perché negarlo? Siamo gente che prende sul serio il proprio lavoro, e quindi lavora sodo, e arriviamo a fine anno scolastico un po' esauriti. Ma c'è anche rabbia, nelle nostre fila. Quando abbiamo consegnato le 28.000 firme ci era stato assicurato che tagli non ve ne sarebbero stati. Ci hanno mentito. E questo ci ha fatto molto arrabbiare. Per esprimere questa rabbia avevamo varie possibilità. Potevamo rintanarci in casa, tuffarci nei recuperi affannosi di fine anno, moltiplicare le riunioni didattiche e chiudere la finestra da dove ci giungono le notizie di quel che decidono sulle nostre teste. Abbiamo deciso di fare tutto questo, ma di non chiudere quella finestra. Potevamo, come altri anni, promuovere una bella festa. Ci abbiamo pensato, però poi ci siamo detti: che c'è da festeggiare? Potevamo fare una manifestazione. Però ne abbiamo fatte tante, e se non si son smossi con quelle... Allora abbiamo pensato di occupare il loro palazzo nuovo nuovo, dove lavorano alacremente tutti i giorni per TAGLIARE la scuola, a differenza dei nostri luoghi vecchi vecchi dove si lavora alacremente per FARE scuola. Loro nelle nostre scuole non entrano mai: gli arriva l'ordine da Roma e subito obbediscono. Dato che non avremo mai, dunque, la possibilità di incontrarli fuori, li andremo a incontrare noi, anche se non lo desiderano. Si dirà: ma come, fate un'occupazione, e lo annunciate pure venti giorni prima? Non è mancanza di furbizia, è che i blitz mediatici o peggio militaristi, non stanno nelle nostre corde. Glielo annunciamo con grande anticipo, come facciamo con le gite scolastiche, così si preparano, gli ci vorrà tempo per trovare argomenti che giustifichino le loro bugie, e telefoneranno per una volta loro a Roma, invece di attendere gli ordini ed eseguirli freddamente. E poi possiamo prepararci anche noi: mica vogliamo far la parte del piccolo gruppetto di eroi che sale là sopra. Noi chiediamo ad ogni scuola di mandare una delegazione occupante. Così in quel palazzo staranno quel giorno tutti quanti un po' stretti, come ci toccherà stare a noi in classe i prossimi anni. Chiediamo a ogni scuola di produrre una sagoma per ogni maestra che non ci sarà più, per portarla il 27 maggio all'esecutore materiale della volontà gelminiana. È un killer, che veda almeno le sue vittime. Questo significa per ogni scuola, ogni scuola, un impegno morale e politico: significa dare dignità e valore a quella/e maestra/e in meno. Fabbricate la sagoma: fatelo in una assemblea di genitori, o nel consiglio di circolo, o coi bambini, non importa, e portatela con una delegazione all'Ufficio Scolastico il giorno dell'occupazione. Se non facciamo così, quel palazzo si riempirà comunque di gente di scuola, ma nella parte dei questuanti. Dirigenti e docenti che andranno a cercare di negoziare, a chiedere che si risparmi la loro singola scuola, a chiedere perché proprio la loro... Andando tutti insieme ad occuparli manteniamo la scuola unita, salvaguardiamo la nostra dignità, segnaliamo la nostra indisponibilità alla rassegnazione. Si dirà sgranando gli occhi: occupazioneeee? E se arriva la polizia? Beh, che arrivi. Non abbiamo nessuna intenzione di scontrarci con la polizia noi: perché dovremmo? Se la polizia arriva non sarà certo per propria volontà: abbiamo gestito manifestazioni con centinaia di migliaia di persone senza nemmeno mezzo momento di tensione. Ci conoscono da anni, e molti di loro hanno pure i figli nelle nostre scuole. Se il direttore dell'Ufficio Scolastico sarà così codardo da non permettere nemmeno ai fantasmi delle maestre che ha eliminato di riunirsi nel suo ufficio, se ne assumerà la responsabilità. Staremo giù di sotto a gridare a tutto volume quel che pensiamo di lui mentre tutti insieme, noi e le maestre che non ci sono più, manifesteremo pubblicamente la nostra indignazione e il nostro dissenso. A quelli che sono rassegnati, a quelli cui son spuntati un po' di mali, a quelli che vorrei andar via da questo paese, a quelli del c'ho le bollette, diciamo: venite con noi il 27. Non chiudete la finestra, perché non c'è limite al peggio. Dimostriamo che siamo un osso duro, non diamo loro il segnale di via libera, o i prossimi due anni porteranno a termine il massacro che hanno appena iniziato. Chiediamo a tutto il popolo della scuola, alle istituzioni, alle organizzazioni politiche, sindacali, associative, e a tutti i cittadini di sostenere questa iniziativa. In che modo? Quello che ci serve non è certo qualche bandiera in più, perché basteranno le sagome delle maestre in meno ad animare la giornata, ci aspettiamo di essere aiutati nel lavoro scuola per scuola in modo che da ogni scuola il 27 si formi una delegazione che sia la più eterogenea possibile da ogni punto di vista, ma non da quello della salvaguardia degli interessi dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze e della loro scuola che vogliamo continui ad essere di tutti e di tutte, per tutti e per tutte. --~--~---------~--~----~------------~-------~--~----~ Hai ricevuto questo messaggio in quanto sei iscritto al gruppo Gruppo "Difesa scuola pubblica" di Google Gruppi. 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