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I delatori non tardarono a mettersi in moto e sotto certi aspetti anticiparono il diritto pubblico, denunciando comportamenti che solo in una fase successiva furono sanzionati come reati, come il possesso di un apparecchio radiofonico o lassunzione di personale di servitù di "razza ariana". Trieste fu uno dei luoghi nei quali maggiormente si esercitò il rituale della delazione. Una campagna dodio fu orchestrata dai fascisti triestini che sfruttarono il malcontento e linsofferenza generati dallarrivo di centinaia di ebrei fuggiaschi dal Reich. Fin dallestate del 1938 partirono memoriali anonimi indirizzati al ministero dellInterno per segnalare persone da "eliminare", così come non mancarono scritte murali inneggianti a Hitler e alla politica di discriminazione razziale. Anche chi, tra mille cautele, era riuscito a mantenere un minimo di attività lavorativa e di vita sociale, veniva immediatamente segnalato. Denunce e delazioni riguardavano anche episodi marginali: una lettera anonima al questore di Ancona segnala che a Falconara Marittima " un ebreo, tale Fornari Mario, avrebbe potuto installare un apparecchio telefonico facendolo intestare a nome della donna di servizio", il Fornari, in seguito, fu deportato ad Auschwitz, dove morì nel 1944. Tra lestate 1940 e la caduta di Mussolini circa 400 ebrei italiani antifascisti e 6.000 ebrei stranieri furono internati in campi di concentramento o confinati. Linternamento spesso dipendeva da comportamenti privati segnalati per via anonima alle autorità. Fu l8 settembre 1943 a segnare però un vero spartiacque tra la fase della negazione dei diritti e quella della persecuzione contro la vita, con lavvio delle deportazioni su larga scala. http://www.anpi.it/delatori.htm