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mario ferrandi scrive: Secondo me la Resistenza più che un evento storico particolare è uno stato della coscienza che caratterizza una tappa della storia della nascita di ogni nazione. E' Resistenza la rivoluzione americana, quella francese, quella russa, quella yugoslava, quella cubana, anche quella iraniana. E' uno stadio di sviluppo della specie homo sapiens sapiens che si accorge che l'irrazionalismo al potere non è sostenibile e si ribella, nel caso fino alle estreme conseguenze. In qualche modo quasi mi verrebbe da dire che non è neppure una scelta, è una necessità, niente altro la mente può concepire. E' uno stadio dell'evoluzione dopo il bellum omnium contra omnes. In questo è drammaticamente attuale, per me. Io poi sono convinto che il passo successivo deve essere ristabilitivo di un ordine, che vedo come la desueta parola d'ordine dei pacifisti degli anni '50, e cioè la pace e l'amicizia tra i popoli. Parlare di pace e amicizia tra i popoli oggi in questo fallacismo dilagante sembra già quasi di venire classificato come nemico della patria. C'è venti di guerra. M. C'è venti di guerra, ma anche venti di grave crisi economica, analizzando una situazione di declino del declino del sistema Paese e del sistema neoliberista mondiale e complessivo. Credo che la Resistenza non sia solo un "evento storico particolare", ma sia, come tu dici giustamente, Mario, l'esigenza naturale di un popolo di ribellarsi a un'ingiustizia universale, dilagante, a un malcostume tale per cui il cittadino diviene suddito in quanto soggetto non di diritti, ma in quanto elemento utile a un ingranaggio che vede nel lucraggio del più forte, delle correnti corporative individualiste della società, il proprio obiettivo finale. La persona non è persona ma è tale per la sua funzione che è quella di servire a qualcun altro di più potente e di più forte da sè. E credo che la situazione attuale mondiale porti sciaguratamente tutte le caratteristiche di un nuovo dominio in cui il più forte prepotentemente vince e si impone, svuotando i diritti e la personalità giuridica dei cittadini che per statuto internazionale sono cittadini e che, in quanto tali, portano con sè un insieme di diritti inalienabili, tra cui la libertà e il diritto di partecipare. La crisi economica inasprisce questo stato di cose in quanto mancando le risorse il potere economico liberista, che genera fascismi particolari e nuovi, rinnovati magari, ma sempre fascismi, cerca le medesime imponendosi, occupando militarmente, eliminando i diritti essenziali per mantenere il potere e per arroccarsi l'infamabile diritto non diritto di usufruire fino all'ultimo delle pertinenze che un territorio dispone: dalle risorse umane a quelle naturali. Giustamente tu poni esempi che danno una connotazione internazionale del senso odierno di resistenza: perchè anche nella storia la Resistenza non è stato fenomeno solo italiano, anche se in Italia è stato "inventato" il mostro omicida del fascismo, ma europeo e continua a perpetrarsi in ogni situazione in cui il popolo o i cittadini si uniscono per rivendicare diritti che vengono calpestati dalla prepotenza del grande affare capitalista e iperliberista. Copme succede, sempre oggi, in perù contro le multinazionali che vogliono privatizzare l'acqua, oppure in Brasile contro le angherie perpetrate dall'FMI, oppure in Blivia contro gli accordi nefasti e deleteri dell'ALCA, oppure nel Sud Africa, un tempo, contro l'infamia razzista dell'apartheid, oppure, ancora, in Iraq, in Palestina, in Iran. Un fraterno saluto Alessandro Rizzo Moderatore Forum ANPI