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Alessandro Rizzo writes: >Nikolaos Triantafyllou scrive: >comincerei da qui: in effetti la resistenza è particolare perchè >è stata effettuata in modi diversi (per vittorini bisognava resistere >al fascismo sia praticamente che moralmente) e a volte oserei dire >particolari. un esempio è la danimarca. > >Infatti è fenomeno complesso. Ma diventa maggiormente complesso se lo >si considera nell'accezione puramente "europea" del significato >storico. Tu, Nikos, hai riportato il caso danese e credo che oltre al caso >danese possa considerarsi anche quello svedese, dove la tecnica strategica >di resistenza all'occupazione nazifascista verteva sul non collaborare con >il sistema che si era instaurato, garantendo, così, il venir meno >dell'interesse economico di permanenza da parte delle truppe occupanti, in >quanto il costo dell'occupazione superava il ricavo in termini di profitto, >derivante dalla medesima, in quanto il non collaborazionismo comprendeva il >non servire con propri mezzi, mano d'opera locale, il processo produttivo >derivante dallo sfruttamento delle risorse locali. > > >in italia la resistenza era vista in modi diversi, non sempre era positiva >perchè ricordiamoci che ha causato vittime anche italiane inseguito ai >rastrellamenti, quindi non sempre il partigiano è visto come il buono >della situazione. > >Io credo che in ogni fenomeno ci siano, appunto, diversi aspetti. Ma il >fenomeno deve essere preso nella sua visione globale, nell'aver saputo >portare al raggiungimento di un obiettivo: liberare l'Italia e costruire un >sistema alternativo e antitetico rispetto a quello precedente, del dominio >fascista. In molti casi la propaganda post-bellica ha cercato di >"strumentalizzare" fatti e questioni che sono avvenuti per >diverse cause, per cercare di creare quell'alone, oggi prevaricante, di >revisionismo storico. Posso dire che a differenza del fenomeno >resistenziale danese, il fenomeno, anche se così non vorrei definirlo, >della Resistenza italiana trovava una situazione di sostrato di >esasperazione massima sociale, civile, culturale ed economica negli animi >di coloro che decisero di impugnare le armi e di combattere contro il >nemico. A volte in una battaglia si rischia di implicare tra le vittime >anche coloro che non hanno alcuna colpa: è la guerra che ha in >sè >elementi di inspiegabilità. Non c'era uno stato legale, non c'erano >regole, esisteva soltanto una guerra di Liberazione contro gli oppressori e >i collaborazionisti degli oppressori. Ma se non fossero stati architettati >gli attentati contro milizie occupanti nazifasciste, attentati che >costarono anche la vita di molti cittadini italiani, sia perchè morti >nel momento dell'attentato, sia perchè uccisi barabramente dalla >regola disumana della ritorsione tedesca (10 italiani per ogni soldato >tedesco ucciso), l'esercito occupante non sarebbe stato minimamente >scalfito nella propria struttura organizzativa e non si sarebbero creati >quegli elementi atti a detonare vere e proprie crisi interne alla >strutturazione delle milizie nazifasciste. > >inoltre i partigiani prendevano " in prestito" il cibo dalla >gente, avolte ricorrendo anche ala forza. > >A parte, anche qui, casi di pirateria, vorrei sottolineare come diversi >cittadini avessero partecipato alla guerra di Liberazione offrendo >liberamente il proprio supporto logistico e di assistenza umana ai >combattenti partigiani. Esisteva la regola del chiedere materiali vitali >per la sopravvivenza e per il finanziamento della struttura partigiana: e >questa regola era nella maggioranza dei casi, accettata fortemente come >regola doverosa e giusta da parte delle persone che si trovavano a >sostenere la guerra di Liberazione. Loro combattevano per un futuro >migliore: e di questo la massima parte della popolazione italiana ne era >consapevole. > >di buono però ha sicuramente l'aver fatto nascere nell'italiano il >senso della patria, cosa che in italia non è mai esistito a causa >della sua triste storia di terra da conquistare. > >Queste sono parole importanti ed è una riflessione vera e fondata. Il >senso di patria perduto, quello che proveniva dal Risorgimento ma che >voleva dare quel corso all'Italia di proseguimento verso la vera democrazia >e verso il rispetto dei diritti civili e sociali della propria >cittadinanza. La Patria come entità di valori, come condivsione di >valori, come storia di persone e di popoli che si sono confrontati e che >hanno dato vita a una comunità della tolleranza e dell'eguaglianza. Un >concetto e un principio vilipeso dal fascismo che portò lutti, morti, >repressione e guerra all'Italia. >Il fascismo fu anti-patriottico perchè negò i valori dei padri >che fondarono e che costruirono nei secoli la patria: l'antifascismo fu ed >è patriottico perchè difende quei valori e principi e perchè >li rende positivi e attuali. > > >nikos > > >Un fraterno saluto >Alessandro