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Oliverio Gentile writes: >http://milano.corriere.it/milano/notizie/caso_del_giorno/11_gennaio_13/caso-181246237329.shtml > >DALLA PARTE DEL CITTADINO >Graffiti, ricetta austriaca >Imbratti? Pagano i genitori > >Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, lentamente, inesorabilmente ci stanno >completamente vandalizzando la città. I teppisti che ogni sera segnano >indelebilmente le nostre case con le bombolette sanno che non reagiremo. >Sanno che l'imperativo è: «Ci sono problemi più importanti, >c'è la crisi, abbiamo altro a cui pensare che a tre o quattro >scarabocchi sui muri». Sanno che, grazie a questo, resteranno >impuniti. Quindi gli scarabocchi sono diventati migliaia. L'altra sera un >raid di teppisti ha devastato molto seriamente numerose facciate di via >Eustachi, viale Abruzzi, via Plinio,via Farneti. Tracce che lì >resteranno per anni e anni. Ma ciò non ha fatto notizia. Graffiti? Che >fastidio... ma ci sono tante altre cose importanti a cui pensare... Oppure >è il caso, finalmente, di svegliarci, di organizzarci, di combattere >seriamente questo malcostume che provoca danni per milioni di euro, e >rifare di Milano una città civile, almeno dal >punto di vista estetico? >Maurizio Carmignani > >In effetti, quella dei graffiti che lordano case, portoni, saracinesche, >soprattutto in vicinanze di scuole e là dove passano le >manifestazioni, sembra, da noi, una malattia incurabile. Eppure, in altri >Paesi l'hanno felicemente curata, con sorveglianza, con punizioni o, anche, >proibendo la vendita di bombole di colore ai minorenni. Racconto sempre di >una visita che mi è capitata di fare in un liceo >pubblicoaustriaco, con sede in un antico convento riadattato. Di >fronte ai muri immacolati, non ho potuto fare a meno di chiedere al preside >come era possibile che non ci fosse nemmeno un graffito piccolo piccolo. >«Potenziali graffitari e vandali ne abbiamo anche qui da noi, non >creda, mi ha risposto, però sanno che se imbrattano, se sporcano, i >genitori, tutti i genitori sono chiamati a pagare i danni». Una cura >abbastanza semplice, insomma, che non mi pare necessiti dell'intervento di >esperti o specialisti. So bene che secondo una diffusa >corrente di pensiero i graffiti sono un'espressione artistica ma, sebbene >io non sia un'esperta, mi pare di poter affermare con una certa >tranquillità che solo una piccolissima minoranza dei «tag» >che segnano le nostre case può rientrare in una eventuale categoria >artistica. Tutto il resto sembra più che altro espressione di sfida, >di provocazione, di rabbia o, anche, di semplice voglia di emulazione. Sa >cosa penso? Che la rivolta dei cittadini ci sarà il giorno in cui i >graffitari cominceranno a prendersela con le auto. Finita sarà allora >l'indifferenza di fronte allo scempio di muri e portoni che sono cosa di >tutti e ciascuno si precipiterà a difendere il «suo». > >Isabella Bossi Fedrigotti >13 gennaio 2011