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Alessandro Rizzo writes: >Sviluppo locale e spesa pubblica >SVILUPPO LOCALE, POLITICA FISCALE E SPESA PUBBLICA LE ALTERNATIVE PER UN >NUOVO MODELLO DI SVILUPPO >www.sbilanciamoci.org >di Giulio Marcon >Sviluppo locale e spesa pubblica sono due tasselli di una politica >alternativa a questo modello di sviluppo per la costruzione di un'altra >economia fondata sulla sostenibilità, l'equità, la >solidarietà. Su questi due punti si fonda l'impostazione della >campagna Sbilanciamoci, che si caratterizza per la pubblicazione di due >specifici rapporti: il Quars (Qualità Regionale dello Sviluppo) che >elabora e propone nuovi indicatori per una diversa qualità dello >sviluppo a livello locale e il Rapporto sulla Finanziaria che propone un >uso alternativo della spesa pubblica: per i diritti, l'ambiente, la pace. >L'idea di fondo del Quars è che sia possibile misurare la qualità >dello sviluppo a livello locale prendendo come riferimento alcuni >indicatori fondamentali: la quota di spesa sociale, l'ecosistema urbano, la >dimensione di genere, la soddisfazione degli utenti per i servizi sociali e >sanitari, il reddito procapite, la scolarità, ecc. Questa valutazione >complessiva ci porta ad individuare le linee possibili per uno sviluppo >locale diverso che abbia al centro la partecipazione dal basso (come il >bilancio partecipativo), la valorizzazione degli attori economici locali, >l'integrazione tra ambiti diversi (sociale, economico, ambientale), il >rapporto con il territorio. E naturalmente la dimensione dell'economia >solidale: commercio equo e solidale, finanza etica, gruppi di acquisto >solidale, banche del tempo. L'esperienza più significativa in questo >contesto è quella della sperimentazione dei DES (Distretti di Economia >Solidale) dove dovrebbero interagire i >diversi ambiti ed esperienze dell'altra economia. Lo sviluppo locale >fondato sui saperi, le competenze, le caratteristiche del territorio- >può essere una valida alternativa ad una globalizzazione neoliberista >che da una parte deterritorializza e delocalizza la produzione e dall'altra >mette il "locale" al lavoro, sfruttandolo intensivamente, >espropriandolo delle sue specificità, piegandolo alle logiche >dell'economia mondiale. Si tratta di costruire o di dare più forza ad >un nuovo paradigma quello dello sviluppo locale sostenibile e umano- di >un'altra economia fondata su attori e processi reali della produzione, >dello scambio, del consumo collettivo. >In questo contesto acquista un particolare rilievo l'uso della spesa >pubblica. Questa può essere un motore indispensabile di politiche di >sviluppo di qualità e sostenibile, strumento di coesione sociale e di >partecipazione democratico, mezzo di promozione del welfare e >dell'allargamento dei diritti civili e sociali. Ciò è >particolarmente vero a livello locale, dove la spesa di comuni, province e >regioni può avere effetti particolarmente significativi nell'orientare >forme di sviluppo partecipato, radicato territorialmente, incentivando >attori e competenze locali, puntando sulla valorizzazione delle >peculiarità -economiche, geografiche, culturali, ecc.- del territorio. >La spesa pubblica non è una zavorra, ma una opportunità; si >tratta di risorse economiche messe a frutto per creare le condizioni di uno >sviluppo equilibrato e sostenibile, costruendo un'autonomia del territorio >e arginando la penetrazione di un'economia finanziarizzata che >cannibalizza la dimensione locale. Tema dirimente della possibilità di >un uso diverso della spesa pubblica è la politica fiscale, con la >quale si recuperano risorse per garantire politiche di sviluppo, il >welfare, la coesione sociale e la redistribuzione del reddito. >Proprio nel Rapporto di Sbilanciamoci sulla Finanziaria del 2005 (vedi: >www.sbilanciamoci.org), la questione fiscale assume una posizione centrale. >Tema ostico e indigesto anche per i movimenti sociali e le organizzazioni >della società civile- a causa della complessità di meccanismi e >calcoli, la questione fiscale è in realtà centrale per >un'economia di giustizia. Infatti, usare bene le imposte e le tasse, >significa promuovere diritti e welfare, solidarietà e giustizia, una >capacità adeguata degli enti locali di promuovere sviluppo e >partecipazione. Su un altro versante però, nel dibattito politico di >questi anni, il tema della leva fiscale è stato strumentalizzato in >modo ideologico e populista, al fine di perseguire l'obiettivo della >riduzione indiscriminata dell'imposizione fiscale, identificata come un >"male in sé", una gabella "estorta" dallo Stato >"inefficiente e sprecone. >E' un'impostazione politico-culturale, questa, che va denunciata, contraria >allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione che ricorda come la >contribuzione fiscale sia un dovere di solidarietà e come questa debba >essere ispirata a principi di progressività e di eguaglianza. Se le >tasse non sono un "male in sè", la riduzione della leva >fiscale non è un "bene in se". Chi dice "meno >tasse", deve avere il coraggio di dire "meno servizi". Meno >servizi, significa meno diritti e solidarietà. Chi propugna la >riduzione fiscale indiscriminata ha in mente il mercato: i servizi sociali, >la sanità la scuola non più come diritti ma come merci che si >acquistano, nuovo business e ricchi profitti. Al contrario di chi attacca >le tasse e che ha in mente solamente i privilegi dei più ricchi e >l'egoismo sociale- il principio della contribuzione fiscale è un >principio di civiltà, di coesione comunitaria e >di solidarietà. La leva fiscale è non solo uno strumento >necessario per far fronte ai fabbisogni fondamentali delle nostre >istituzioni sempre di più a livello locale per ciò che riguarda >i servizi sociali e sanitari- per il loro funzionamento e per i servizi >rivolti ai cittadini, ma un modo efficace per rafforzare la coesione >sociale, lo sviluppo, la ridistribuzione del reddito a favore delle classi >economicamente più disagiate. Non è solamente questione di lotta >all'evasione fiscale, ma dell'ampliamento della base fiscale spostando il >prelievo dal lavoro alla rendita, dalle persone fisiche alle speculazioni, >dai redditi più bassi a quelli più alti, dalle produzioni sociali >a quelle ecologicamente nocive e socialmente dannose. Senza risorse e >dunque senza un adeguato prelievo fiscale- non può esserci un Welfare >che funziona ed adeguato alle esigenze dei cittadini, non possono darsi >politiche di sostegno allo sviluppo e di aiuto alle >regioni più povere, non possono essere messi nelle condizioni di >operare i comuni e più in generale gli enti locali e le regioni- >nell'offerta dei servizi essenziali alla comunità e al territorio. >Sono quattro le direzioni verso cui bisognerebbe muoversi per un rinnovato >uso dello strumento fiscale che può avere un effetto positivo anche a >livello locale. >Il primo è quello del principio di progressività previsto dalla >nostra Costituzione, avviando il processo di revisione del trattamento >fiscale delle persone fisiche, che tenga conto non più solamente del >reddito dichiarato, ma anche di altri indicatori di ricchezza. Ricordiamo >in questo contesto che in Olanda dal 2001 è in vigore l'imposta >patrimoniale. Il secondo, è la lotta all'evasione fiscale tra le >imprese, adeguando la relativa imposizione fiscale e finalizzando eventuali >sgravi agli investimenti in ricerca, sviluppo, formazione. Il terzo è >l'accentuazione della pressione fiscale sulle rendite finanziarie, colpendo >le speculazioni finanziarie su base europea. Il quarto è >l'introduzione più decisa delle "tasse di scopo" che >colpiscano produzioni e consumi privati dannosi per l'ambiente, la >società, le persone, che possano orientare virtuosamente lo sviluppo >ed i consumi verso una migliore qualità della vita. Tra >queste "tasse di scopo" c'è chi auspica una tassazione >aggiuntiva sulla produzione e la commercializzazione di qualsiasi sistema >d'arma. Ovviamente, il presupposto di quest'azione sulle direttrici appena >elencate acquista più forza se si crea un clima di fiducia verso la >contribuzione fiscale. Questo può essere dato da una parte con una >fortissima ed efficace lotta all'evasione fiscale (che significa anche >allargamento della base fiscale, indipendentemente dall'accentuazione della >pressione) che in questi ultimi anni è ripresa a crescere. Dall'altra, >ciò implica rinnovare gli sforzi per migliorare l'efficienza della >pubblica amministrazione e dei servizi di welfare, cui i cittadini >contribuiscono in questo caso più volentieri- con le proprie tasse. >In questo contesto le proposte relativamente al fisco della campagna >Sbilanciamoci, per una finanziaria di solidarietà e di pace sono molto >specifiche. Contrariamente a quanto auspica il governo, per l'Irpef viene >proposto l'aumento (per le più alte fasce di reddito) della aliquota >più alta dal 45 al 48,5% (come succede in altri paesi europei) e di >quella del 39% fino al 41%; operazione che permetterebbe di raccogliere >risorse per 3 miliardi di euro. Una seconda proposta riguarda 'introduzione >per l'Irpeg di una imposta minima sulle società di capitali per che >toccherebbe le oltre 200.000 imprese che, pur essendo operative e presenti >sul mercato, puntualmente non pagano né Irpeg, né Irap. Il ricavo >di questa misura sarebbe di 2,5 miliardi di euro. Terza proposta: la >reintroduzione della tassa di successione, che porterebbe introiti per 1 >miliardo e 38 milioni di euro. Quarto: l'introduzione di una tassa (sul >modello della tobin tax) sulle transazioni >speculative in cambi (aliquota 0,05%) su base europea. Questa misura >porterebbe nelle casse dello Stato 1 miliardo e 231 milioni di euro. >Quinto: l'unificazione delle due aliquote esistenti (12,5 e 27%) del >prelievo sulle rendite finanziarie al livello della prima aliquota Irpef >del 23%. E poi ci sono le tasse di scopo come la reintroduzione della >carbon tax, l'introduzione di una tassa del 4% sull'esportazione dei >sistemi d'arma (stima entrate: 50 milioni di euro); l''introduzione sul >modello francese di una tassa (5%) sui diritti televisivi legati allo sport >spettacolo e (1%) sui servizi di pubblicità per imprese oltre una >certa soglia di fatturato (stime entrate: 109 milioni di euro); l''aggravio >del 10% sull'aliquota del tabacco (stima entrate: 770 milioni di euro); >ecc. ecc. >Il complesso di questa operazione di riforma fiscale può raggiungere >diversi scopi: a) recuperare preziose risorse (specificare) da destinare >alle politiche di sviluppo, di coesione sociale, di welfare (sempre di >più municipale e comunitario) di solidarietà internazionale e per >le politiche di pace; b) rafforzare le funzioni di equità sociale e di >ridistribuzione del reddito che la leva fiscale deve avere; c) orientare in >modo positivo e virtuoso i consumi e la qualità dello sviluppo. >Soprattutto a livello locale, dove l'uso della leva fiscale può essere >finalizzato ad un maggiore protagonismo politico e della società >civile nella determinazione delle scelte e degli orientamenti per lo >sviluppo. Non solo nello scegliere come spendere i soldi, ma come insieme >decidere sul come trovarli in una cornice di dovere di solidarietà >collettivo. L'obiettivo, in questo senso, è quello di una >riconversione ecologica e di pace dell'economia, >puntando su un modello di sviluppo nuovo, con al centro i diritti, la >giustizia sociale ed internazionale, nuovi comportamenti e stili di vita: >sfide che non sono solo declamate, ma rivendicate come possibili, anche con >le proposte che la campagna Sbilanciamoci mette in campo in occasione della >discussione delle leggi finanziarie.