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Alessandro Rizzo writes: >Credo più che mai che sia necessario riflettere su una parte odiosa >applicativa del sistema giuridico e potestativo dello stato: il potere di >reprimere e punire forme di devianza rispetto alla norma. E' una parte >gravosa, fortemente lesiva dei diritti umani e delle libertà del >soggetto. Diverse forme alternative alla carcerazione e alla detenzione >carceraria sono all'ordine del giorno della discussione in diversi stati >dell'Europa e non solo: in Finlandia, per esempio, esistono già >applicate forme di misure penali alternative a quelle detentive. Ma una >domanda si pone difronte al prossimo appuntamento elettorale in cui sono >impegnato come candidato nella lista del Partito dei Comunisti Italiani: la >Regione, l'Ente il cui >consiglio andiamo a rinnovare, che potere ha in merito? Ossia la misura >penale e penitenzaria è di carattere statale, nazionale ed è >regolamentata dal Parlamento, materia di competenza esclusiva legislativa, >perchè garanzia dell'eguaglianza dei trattamenti di tutti i cittadini >difronte alla legge: ma la Regione che cosa può fare in merito? >La situazione esasperata a livello umano e di forte gravità a livello >civile della condizione in cui vivono i cercerati o i ristretti in >libertà ci pone necessariamente difronte all'urgenza di reperire forme >e canali di lenimento delle gravi vessazioni a cui sono sottoposti i >detenuti: dalla mancanza di spazio fisico e vitale, all'assenza totale di >forme di comunicazione con l'esterno; dalle condizioni igienico sanitarie >precarie alle condizioni di mancanza di scolarizzazione e di forme di >sostegno nella fase del completamento dei cicli di istruzione (molti sono i >detenuti minorenni, in fase ancora scolare); dalla mancanza di canali di >contatto con i famigliari alla mancanza di possibilità di forme di >soddisfacimento delle esigenze sessuali, componente, questa, di vita >normale di relazione con il proprio partner. In Italia abbiamo denunciato >negli ultimi anni l'aggravarsi esponenziale delle condizioni del detenuto: >forme di protesta e di scioperi hanno sconvolto le >carceri italiani e le cause sono da reperirsi nella mancanza totale di >provvedimenti, da parte del ministero attuale, di ricerca di forme >alternative alla forma detentiva penale e di miglioramento delle condizioni >vitali del detenuto. >La Regione, quindi, può fare qualcosa? >Il rapporto letto nella precedente mia mail fa discutere e riflettere molto >sulle condizioni disumane presenti nelle carceri: la dignità della >persona soggetta a restrizione viene elisa normalmente e non trova forme di >garanzia di tutela dei propri diritti in autorità terze rispetto alla >struttura penitenziaria e giurisdizionale. Per questo è importante >sostenere la costituzione del cosidetto garante, ossia dell'Ombudsman. Il >garante è soggetto civile terzo tra le parti con il compito di >dirimere le controversie, a volte insanabili, a volte sanabili, ma comunque >di entità violenta e forte, che si creano tra detenuto e istituzione >penitenziaria. E' l'esigenza posta dalle direttive europee e dai canali di >applicazione delle dichiarazioni dei diritti umani inalienabili che, >internazionalmente, dettano legge attuativa nell'ambito dello stato e >invitano vincolativamente a rendere operative misure che siano indirzzate >ad applicare le disposizioni. >Ma credo che oltre a questa forma di garanzia di stampo tradizionalmente >scandinavo, che nella sua terzietà porta a concepimento un canale >indipendente e più oggettivo nell'analisi della questione conflittuale >e di tutela dei diritti umani, spesso violati dall'ente carcerario e >dall'amministrazione penitenziaria, occore istituire forme di forte >raccordo tra la realtà carceraria e la realtà territoriale in >essa inserita. >Il volontariato e l'associazionismo del terzo settore hanno svolto >importanti azioni nell'ambito dei sistemi carcerari e di difesa dei diritti >umani e inalienabili: penso che collaborare istituzionalmente con un ponte >di raccordo tra le due entità sia uno strumento essenziale che possa >garantire forme di intervento incisive nella soluzione delle situazioni >odiose, conseguenti al sistema penitenziario rigido attuale, e un >osservatorio permanente delle condizioni dei carcerati e dell'analisi di >forme sperimentali di alternative ai sistemi di detenzione carceraria. >Raccordare fortemente una rete di convezioni che possano essere finalizzate >al raggiungimento di sostegni sanitari assicurativi e di forme di tutela >sanitaria dei detenuti con un servizio capillare, efficente e funzionante, >che possa avere l'obiettivo di garantire al carcerato e al ristretto nelle >libertà la giusta sicurezza igienico-sanitaria nella tutela della >propria persona. >Infine, occorre attivare e aumentare forme di collaborazione convenzionale >con istituti scolastici e universitari al fine di garantire ai detenuti il >proseguimento del proprio corso di studi e il completamento della propria >formazione, nelle stesse condizioni di qualsiasi cittadino, con meriti e >capacità, contro l'esclusione e la dispersione. >Credo che l'aspetto lavorativo occupazionale sia propedeutico a rendere la >pena non strutturata su un concetto di misura repressiva risarcitoria del >detenuto ma, bensì, come forma di recupero sociale volto >all'integrazione del deviante all'interno dei canoni sociali e ambientali >di vita comune e collettiva. In questo caso occorre aumentare la >stipulazione di forme di accordi e contratti con enti e istituti >lavorativi, nell'opera di mediazione dei centri di collocamento a forma >partecipata, che possano prevedere mansioni lavorative qualificanti per il >detenuto e spazi temporali di svolgimento delle attività lavorative >aldfiuori dell'ambito carcerario, tramite un progressivo reinserimento del >detenuto e del ristretto nelle proprie libertà all'interno del >contesto lavorativo, economico e sociale esterno al carcere. > >Io credo che come istituzione locale sia doveroso dare delle risposte che >possano attuare un principio sano e costituzionale della nostra Repubblica: >il principio di pena come forma di recupero sociale del deviante dalla >norma. Ma questa battaglia, che deve diventare primaria nell'azione di >governo del cambiamento e per il cambiamento in Lombardia, è una >battaglia di civiltà, di alto tenore valoriale ed etico che porta a >considerare ogni persona, in quanto essere umano, soggetto a diritti >inalienabili, che neppure la pena detentiva può elidere, >nell'insensata e infondata accezione di eccezione alla regola fondamentale >di difesa dei diritti universali dell'uomo. > >Alessandro Rizzo >Candidato alle elezioni regionali >Partito dei Comunisti Italiani