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Alessandro Rizzo writes: >Care e cari tutte e tutti, > la nostra Regione Lombardia sotto la guida dell'affarista >clericale Formigoni ha promosso un forte impegno in tema di politica estera >sotto un'accezione puramente commerciale. Oltre alla natura commerciale >delle relazioni con i Paesi in via di sviluppo, la giunta Formigoni ha >impostato rapporti connaturati da uno strato di affarismo illecito >esportando all'estero il modello delle tangenti e dei ricavi illeciti sulle >vendite del petrolio, i cui beneficiari destinatari sono state aziende >prestanome, create all'occasione per "giustificare" le entrate >dei lauti ricavi, derivanti dalla commercializzazione del petrolio, non >trasposte sulle documentazioni finanziarie pubbliche amministrative. >Certamente >siamo al punto dell'inchiesta e vi è ancora la presunzione della >commissione del reato penale amministrativo. Credo che sia necessario che >la giustizia internazionale faccia il suo corso per denunciare la >verità concernente la grave questione dell'affare Oil for food. La >cooperazione internazionale è, sicuramente, vista come fondamentale >dalla giunta uscente: ma non in funzione di una costruzione solidaristica >dei rapporti e di confronto dialogante e collaborativo intersociale tra i >popoli, non in funzione di costruire rapporti di pace e di progresso >sociale e civile tra gli stati; bensì in funzione di una ricompensa >economica e finaznairia, che arricchisca il popolo potente a discapito di >quello debole e che instauri un rapporto permanente di subordinazione di >quest'ultimo rispetto al primo. Anche per questo direi: Lombardia per il >cambiamento. Una Lombardia soggetto promotore di pace e di progresso e non >dispensatrice di ricavi economici e finanziari per >l'arricchimento delle singole imprese amiche del luogo: imprese che >assicurino giusti investimenti per la giunta in carica, a discapito degli >interessi collettivi e comunitari della realtà sociale che governa e >che amministra. Per comprendere quello che sta accadendo dietro a questa >"magnanima" operazione commerciale è opportuno leggere >l'articolo di Claudio Gatti, giornalista de Il Sole 24 Ore, il quale ci >spiega in modo chiaro e puntuale tutta la dinamica degli eventi che sono >stati funzionali a realizzare il reato internazionale, nei confronti del >quale la giustizia internazionale sta promuovendo una lunga fase >istruttoria. Buone lettura a tutte e a tutti voi e ancora una volta in >più diciamo: Cambia il vento in Lombardia. Per una Lombardia >internazionalistae solidaristica e non azienda privata multinazionale! >Un fraterno saluto a tutte e a tutti >Alessandro Rizzo >Candidato alle elezioni regionali Lombardia - Comunisti Italiani > > >Formigoni sempre più coinvolto nello scandalo Oil for Food > >A pagina 1 di Il Foglio del 2005-02-10, un giornalista - Maurizio Crippa >firma un articolo dal titolo «Nuovi dettagli italiani dell'inchiesta >Oil for Food. Protagonista Formigoni - Lettera al direttore» >IL FOGLIO di giovedì 10 febbraio 2005 pubblica in prima pagina un >articolo sul coinvolgimento di roberto formigoni nello scandalo Oil for >food, che riportiamo: >Milano. Il Sole 24 Ore e il Financial Times ieri hanno pubblicato, a firma >di Claudio Gatti, uninchiesta sul ruolo di Roberto Formigoni nello >scandalo Oil for food, il programma di aiuti umanitari allIraq >gestito dallOnu e oggi oggetto di varie inchieste negli Stati Uniti e >di una interna al Palazzo di Vetro. Il presidente della Lombardia ha >liquidato le accuse come la solita minestra riscaldata che da un anno >viene riciclata in modi diversi. E vero, infatti, che questa >non è la prima volta che il nome di Formigoni e di altri italiani, uno >dei quali è il prete no global padre Benjamin, viene collegato ai >beneficiari di buoni-petrolio stilata da Saddam come contropartita di un >sostegno politico contro le sanzioni. Formigoni rivendica la campagna e di >aver contribuito ad aiutare le attività di aziende italiane >allestero, ma nega ogni altro addebito Il nome di Formigoni è >comparso per la prima volta il 25 gennaio 2004 sul >giornale iracheno al Mada, accanto allindicazione di 24 milioni di >barili. Linchiesta del Sole fornisce però documenti che >proverebbero un suo ruolo attivo. Claudio Gatti riproduce un fax con cui >Formigoni segnalò a Tareq Aziz due società petrolifere italiane, >una delle quali è la Cogep. Al giornalista risulta che il primo >contratto tra la Cogep e lazienda petrolifera irachena fu firmato a >Baghdad il 18 gennaio 1998. Per la Cogep firmò Marco De Petro, un ex >deputato Dc, esponente del Movimento popolare, oggi presidente di una >società controllata dalla Regione Lombardia e consulente di Formigoni >per i rapporti internazionali. Ecco il legame, ha scritto il Sole 24 Ore. >Il giornale ha anche raccontato che la Cogep avrebbe pagato tangenti per >943 mila dollari a Saddam attraverso versamenti su conti correnti giordani >e libanesi. Non ci sono prove che Formigoni e De Petro sapessero di >queste tangenti ha scritto Gatti ma >gli investigatori hanno appurato che non tutti i profitti sono rimasti >nelle casse della Cogep. Spunta unaltra società, la >Candonly, che avrebbe ricevuto tre centesimi per ogni >barile di petrolio acquistato dallIraq. Fatti due calcoli, nelle >casse della Candonly sarebbero finiti circa 2 milioni di dollari. Secondo >Il Sole (che offre dettagli minuziosi che sembrano più italiani che >provenienti dallOnu) un giro di prestanomi dietro la Candonly in >realtà nasconderebbe Marco De Petro, il quale però smentisce. >Le Nazioni Unite nel 1995 hanno aperto una breccia sulle sanzioni al regime >iracheno. Lidea era quella di aiutare la popolazione civile, pur >continuando a esercitare pressioni su Baghdad. La Somo, la società >petrolifera irachena, è stata autorizzata a vendere svariati miliardi >di barili di greggio per oltre 64 miliardi di dollari. I soldi transitavano >su un conto della banca Bnp di Parigi gestito dallufficio Onu guidato >dal braccio destro di Kofi Annan, Benon Sevan. LOnu ha utilizzato >quei soldi per pagare oltre >3.500 società che hanno distribuito cibo in Iraq (39 miliardi di >dollari), per le indagini degli ispettori Onu (quasi due miliardi), per >compensare i danni di guerra in Kuwait (18 miliardi), per finanziare un >fondo di sviluppo per lIraq (8 miliardi e 600 milioni). Quasi un >miliardo se nè andato in spese di gestione, un altro miliardo >è rimasto in cassa, parte del quale oggi è utilizzato dalla >Commissione dinchiesta Onu guidata da Paul Volcker. Il programma >avrebbe generato 21 miliardi di dollari tra tangenti e affari illeciti. Il >meccanismo ideato da Saddam per finanziare i suoi sponsor era geniale. Con >la complicità delle strutture Onu, il prezzo del petrolio iracheno >veniva fissato a una quota più bassa del valore di mercato. I >beneficiari segnalavano a Baghdad un mediatore che comprava il diritto ad >acquistare petrolio a prezzo ribassato e poi a rivenderlo al prezzo reale. >La differenza era il beneficio per gli amici del rais. E >non restavano le impronte. Il primo rapporto della Commissione Volcker ha >confermato lo schema e il ruolo ambiguo dellOnu. Un secondo rapporto, >previsto entro lestate, esaminerà la posizione di Annan e di suo >figlio Kojo. Il nome di Roberto Formigoni nel primo rapporto non compare. A >ottobre, il Foglio ha appreso da ambienti della Commissione dellOnu >che gli investigatori non avrebbero indagato su tutti i 270 beneficiari, ma >che si sarebbero concentrati sullOnu e sui politici di quei paesi >più filo Saddam. Il governo russo risulta assegnatario di una quota di >1.366 miliardi di barili (Formigoni 24 milioni), mentre tra i francesi >implicati ci sono lex ministro dellInterno Charles Pasqua e >lex ambasciatore allOnu Jean Bernard >Merimee.